Brand di lotta e di mercato – La mucca viola | Episodio #8

Brand di lotta e di mercato – La mucca viola | Episodio #8

Cos’è questa storia della Coca Cola che si schiera contro una legge voluta dai Repubblicani in Georgia? Perché Nike ha scelto di cavalcare l’onda del #blacklivesmatter? Quanto è importante strizzare l’occhio a Greta Thumberg o alle azioni benefiche per contrastare la pandemia?

Se non l’avete ancora capito in questo nuovo episodio del podcast parliamo di brand activism e di come, per le aziende, invadere il campo della politica e del sociale stia diventando una tendenza ormai consolidata. Partiamo da un vecchio spot del 1971 fino ad arrivare a Fedez sul palco del concerto del primo maggio e ci chiediamo: ma davvero è così facile trasmettere questa idea del marchio che lotta per il bene comune?

(Spoiler: no, non lo è affatto, perché il rischio del green/pink/blackwashing è dietro l’angolo e oltre a sposare le cause giuste bisogna anche crederci: ma qualche esempio davvero virtuoso c’è e ve lo raccontiamo.)

L’episodio si intitola “Brand di lotta e di mercato” e questa volta vi prenderà solo mezz’oretta di tempo. Buon ascolto.

Di cosa abbiamo parlato in questo episodio?

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Nel libro più importante sul tema, il guru del marketing Philip Kotler definisce il brand activism come la “volontà di assumersi precise responsabilità in merito al raggiungimento di quello che viene considerato bene comune”. Nell’ultimo periodo, e ancora di più a seguito dell’emergenza sanitaria che ci ha colpiti, sembrerebbe che fare del bene sia diventato un grande vantaggio competitivo per le aziende. Dalla lotta al cambiamento climatico, alla proteste per il #BlackLivesMatter passando per la promozione della parità di genere: ora più che mai, sono proprio i consumatori a chiedere alle aziende di prendere posizione. E non stiamo parlando di marketing di facciata o di greenwhashing, azioni che come unico scopo hanno quello di migliorare la propria immagine. Ora si chiede ai brand e alle aziende di passare dalle intenzioni alle azioni, e farlo nel mondo reale. Ma in che modo il brand vivono, agiscono e interagiscono nel mondo reale? Questa è la mucca viola numero otto e oggi parliamo di brand di lotta e di mercato.

FON: FREE Wi-Fi in condivisione

FON: FREE Wi-Fi in condivisione

Martin Varsavsky nel 2005 fonda una organizzazione no-profit di nome FON. Spagnoli, lungimiranti, attivi: infatti, dando credito a questa start-up visionaria, nel 2006 Google, Ebay, Skype e qualche altro colosso investono la bellezza di 21 milioni di dollari in questa onlus diventata da poco un’azienda. Sempre nel 2006 ecco un accordo con British Telecom.

Ma qualìè l’idea alla base di tutto? Martin pensò che ogni persona,disponendo di un collegamento privato di banda larga, potesse semplicemente condividerlo via wireless con altri membri della comunità di FON. La crescita è stata impressionante e repentina: dopo 4 anni sono attivi oltre 1 milione e mezzo di utenti (foneros) e oltre 400.000 hotspot FON in tutto il globo.

Ma non è tutto. Ecco come funziona, con un inaspettato ed interessante risvolto economico.

Di solito, quando ci si abbona ad un servizio Adsl, si riceve il segnale tramite la linea telefonica. Questo segnale può essere automaticamente convertito in trasmissione senza fili (Wi-Fi), grazie ad un apposito modem dotato di antenna. Gli appartenenti alla rete FON, invece, hanno uno speciale modem, la “Fonera”, che manda due segnali: uno riservato all’abbonato, l’altro pubblico. Il segnale pubblico viene visto da tutti, ma solo altri appartenenti a FON possono utilizzarlo gratuitamente. Gli altri devono pagare. E lo faranno pagandoti: FON verserà il 50% derivante dalle connessioni avvenute sulla tua Fonera direttamente sul tuo conto Pay Pal!

Per curiosità ho fatto un salto sul sito FON.com e ho catturato l’immagine della mappatura dei foneros del centro di Torino. E mi son stupito di quanti conciddadini siano giàin realtà dei foneros.

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Questa è una opportunità che, in seguito all’abolizione del decreto Pisanu, prenderà ulteriormente il volo anche in Italia.  Anche dati i prezzi dei prodotti, assolutamente not expensive.

Inoltre si stanno rapidamente sviluppando una serie di servizi collegati come ad esempio FonJoikusoft: un software che trasforma il segnale 3g del tuo telefono Nokia in un segnale disponibile per tutti i dispositivi dotati di WiFi, senza chiavette USB o Bluethoot. Oppure Bzeek che trasforma il tuo laptop in un mini FON Spot in modo che sia possibile per gli altri utilizzare il tuo segnale WiFi per connettersi.

A questo indirizzo, invece, potrete trovare i loghi, gli stickers, le immagini per il desktop: insomma quello che serve per diffondere la community.

WiFi per tutti, insomma. Let’s go italian web!

Cos’è un hashtag su Twitter?

Cos’è un hashtag su Twitter?

A seguito di un mio post , molti amici e lettori del blog, mi hanno chiesto cosa fosse un hashtag. Mai dare nulla per scontato è un detto che in Dunter ci ripetiamo spesso, quindi scrivo questo post per iniziare un approfondimento sull’utilizzo di questa “chiave” su Twitter e per porre una prima base di un osservatorio su come si sviluppi l’impiego dello stesso nella community dell’uccellino.

Cos’è quindi l’hashtag? Esso è semplicemente un argomento, definito dai singoli utenti, con il simbolo cancelletto (“#”) posto prima della parola.

L’ hashtag è  il modo che Twitter offre agli utenti per organizzare la loro attività nel social: se infatti tutti risultassero d’accordo nell’aggiungere un certo hashtag ai propri tweet, diventerà automaticamente più facile per tutta la community, in termini di ricerca ed approfondimento, scoprire quali altri utenti sono coinvoti in quella discussione a livello mondiale, o locale, e avviare così  nuovi following e attrarre nuovi followers, scoprendo e assumendo differenti punti di vista e contenuti sempre più particolareggiati e, soprattutto, pertinenti.  Più il singolo #hashtag verrà utilizzato e diffuso, più l’argomento salirà a livello mondiale, fino ad essere visualizzato come Trending Topics, la classifica sempre presente nella Home di Twitter.

Quindi, se io volessi dire la mia alla community interessata in Twitter su un determinato argomento (ad esempio il passaggio di Rossi in Ducati), basterà che io aggiunga, ai miei tweet, gli hashtag pertinenti, ed entrerò direttamente in contatto con coloro che stanno discutendo il passaggio del Dottore sul desmodronico.

Un esempio concreto e, spero, ulteriormente chiarificatore: durante la trasmissione di Saviano e Fazio dello scorso lunedì, l’hashtag #vieniviaconme fu quello senza dubbio che raccolse il maggior numero di utenti  (come da previsioni “dunteresche” che trovate qui)che seguivano in diretta la trasmissione, creando un forum di discussione specifico. Durante la trasmissione i numerosi ospiti del programma venivano inseriti, dagli utenti di Twitter, con uno specifico #hashtag, in aggiunta a #vieniviaconme. Come si vede nell’immagine sottostante, l’intervento di Benigni è stato immediatamente ripresto da un hashtag specifico (#benigni).

Ebbene, l’hashtag dedicato al comico toscano è entrato in Trending Topic, scalando la classifica ed arrivando quarto a livello mondiale in quei minuti di fuoco. E’ raro che hashtag italiani diventino Trendig Topics per varie ragioni, principalmente per la poca consapevolezza in Italia di Twitter e quindi del suo ancora scarso utilizzo. Chiaramente, entrando in TT si raggiunge un livello eccezionale in termini di visibilità: l’hashtag a quel punto attrarrà nella discussione utenti da ogni parte del mondo che, a loro volta, commenteranno e si nutriranno degli specifici contenuti offerti dalla discussione in atto. Ecco perchè, ad esempio, le persecuzioni in Iran, o la censura attuata dalla Cina per il Nobel, divengono di dominio comune e quindi incontrollabili dai mass media tradizionali.

Di seguito tre piccole regoline nel qual caso volessi creare un tuo hashtag e lanciarlo su Twitter:

Per prima cosa: non abusare dell’hashtag. Molti utenti, oltre ad avvertire un senso di noia, potrebbero allontanarsi da te e dai tuoi contenuti, in quanto potresti dare la sensazione di un’azione di spam.

Seconda regolina, sempre non scritta: se inventi un hashtag, comunica il perchè dello stesso ai tuoi followers. Sembra una banalità, ma non diamo mai per scontato le cose, soprattutto in un ambiente dove il flusso delle parole è costante, vario e ampio in maniera esponenziale.

Inoltre cerca di produrre un hashtag che sia corto, creativo e sopratuttto intuitivo: se stessi organizzando un evento di musica classica a Caltagirone, non usare #musicaclassicaaacaltagirone, ma qualcosa di più simile a #musicacalta 😉

Nel prossimo post continueremo l’approfondimento, cercando di capire come si organizzano gli hashtag, quali sono i più popolari e durevoli nel tempo e come si ricercano, in base alle tue necessità.

Keep in touch, quindi, anche su Twitter: @dunters @andreCasaleggio.


Il cyber bullying ha un nemico in più: MTV

Il cyber bullying ha un nemico in più: MTV

Il cyber bullying indica l’utilizzo di informazioni elettroniche e dispositivi di comunicazione, come ad esempio la posta elettronica, la messaggistica istantanea, i blog, gli SMS, gli MMS fino all’utilizzo di website con contenuti diffamatori, per molestare una persona attraverso attacchi personali. MTV, negli USA, ha lanciato una campagna denominata “A Thin Line” che focalizza l’attenzione sui problemi del bullismo in internet nella vita dei giovanissimi americani. Una parte specifica di questa campagna è denominata Draw The Line ed è un tool che permette ai bambini, attraverso una mappa, di segnalare gli abusi subiti, capire come si comportano gli altriin casi simili ai loro, e anche quali altri bambini li appoggiano nel loro dramma. Attraverso questa applicazione si possono anche suggerire nuove soluzioni al problema.

Per diffondere l’azione e il networking teso alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche ad un concreto aiuto a livello di scambio di informazioni e di outing, MTV ha annunciato che sorteggerà, tra coloro che faranno almeno un post da ora al 2011, un viaggio per due persone ai prossimi MTV Video Music Awards. Draw The Line non è la prima campagna digitale contro gli abusi. Infatti, prima di questa, sempre MTV aveva lanciato una applicazione per iPhone denominata “Over the Line?”dove i bambini potevano valutare se e come il bullo di turno avesse superato il confine dello scherzo, arrivando all’abuso. Vi sono già alcune strutture molto attive, come ad esempio, Childnet International che si occupano, tra gli altri problemi legati all’infanzia, anche di questa nuova evoluzione del bullismo. Il videoclip che segue, prodotto da Childnet, esplicita chiaramente le dinamiche del Cyber Bullying.

Dunter is also against Cybering Bullying. Infact, if you meet this problem, your saviour will be our last dunter’s e-product: the Cyber Joongla.

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