Leggendo un articolo su Wired di ottobre, relativo alle “Piazze del Web” del Prof. Ferraris, docente di filosofia teoretica presso l’Università di Torino, ho deciso di provare a seguire con più attenzione alcuni casi mediatici del nostro Paese. Non ho dovuto aspettare molto: un noto avvocato e politico aveva infatti appena dichiarato che “sarebbe stato grave” se #report fosse andato in onda il giorno seguente. Il tutto per il contenuto previsto della trasmissione, lesivo, a suo dire, nei confronti del suo assistito. Subito, su Twitter, si è rinverdito l’hashtag #report, con centinaia di commenti. Il giorno della trasmissione mi sono quindi collegato al social dell’uccellino azzurro e ho iniziato a seguire #report. Ho cercato di collegarmi al sito della Rai, ma non permetteva un’ottima visualizzazione. Sta di fatto che ho lasciato perdere lo streaming e ho iniziato a leggere i tweet delle persone collegate, senza supporto video.
Eccomi quindi in una Piazza sul Web. Una Piazza che, da virtuale, si trasforma “in un oggetto duraturo, documentato, discusso – e – non la si potrà certo liquidare dicendo che erano quattro gatti, magari violenti – insomma – non la si potrà dimenticare” seguendo pedestremente le parole guida del Prof. Ferraris. Lo stesso Ferraris esplicita che questa tipologia di manifestazione ha comunque in se i difetti della democrazia diretta: non vi sono filtri, potrebbe essere nascosta l’identità ma, soprattutto, è chiaro di come anche sul web si istaurino posizioni dominanti. Condiviso questo assunto, sottolineando che lo sforzo principale è la selezione delle fonti nella caoticità della rete, mi accingo a fare una piccola profezia. In Italia, come già ripreso da questo blog in un post di Daniele Lombardi relativo all’interazione tra Twitter e la televisione, #annozero e #raiperunanotte sono state, senza alcun dubbio, l’exploit più evidente e più convincente del contatto tra i due grandi media. Il caso mediatico che accompagnò quel caso fu netto: era diffusa la sensazione che qualcuno volesse impedire qualcosa, a livello di informazione, su un canale per lo più pubblico. Cosa, quest’ultimo dettaglio, che amplifica il senso di necessità di diventare delle staffette del passaparola. Stesso caso per #report. Gli esempi capistipite, a livello globale, sono da sempre i tweet inviati dall’Iran o dalla Cina, per motivi di repressione fisica o di informazione, che girano il mondo e innaffiano la voglia di conoscenza dell’opinione pubblica. In un attimo, in un flash. Con l’aggiunta della kantiana prospettiva di una Federazione mondiale, almeno virtuale, almeno sul web.
Questo, secondo me, è lo spin che sta alla base di tutto il sistema e che crea la nuova filosofia: la gente usa i mezzi per amplificare, a prescindere, quello che potrebbe essere nascosto. E’ contro, senza se e senza ma, a qualsiasi ombra che possa stare dietro alla possibile privazione dell’ informazione ordita dal Leviatano. Basta un tweet, un secondo, forse meno. Comunicazione deriva dal vocabolo latino “communicatio” e indica propriamente il “far partecipe” altri di ciò che si possiede. Comunico, ergo sum. Si passa quindi dallo status di massa, davanti allo schermo Tv, ad utenti. E da utenti, non diventiamo un flusso di citizen journalism (qui non conta la fonte, bensì il passaparola in se ) ma, dicevo, diventiamo tutti potentissimi Postmen on Principle, not embedded. Ecco quindi la nuova sfida che coinvolge tutti: politici e giornalisti, i professionisti di queste due categorie in primis. In parole povere: se vuoi nascondere una cosa, devi farlo bene. Anzi benissimo. Basterà infatti uno spiffero in cantina e, dalle fondamenta, nascerà un uragano irrequieto e travolgente su tutto e tutti. Facendo moltisisima attenzione quindi al Principio di Pareto: la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause. Bisogna allora che si inizino a studiare sul serio nuovi modi, ma soprattutto nuovi contenuti e un nuovo modo di agire. Reinventare la comunicazione, ove nasce la strategia, ove si definiscono i propri atteggiamenti concreti e ove nascono le notizie, vere o false che siano. La Rivoluzione è questa, perchè finalmente incide alla fonte di tutto. Su Twitter (come su altri social) si comunica quel che si vuole: da una ricetta della nonna alle nuove tendenze. Ma lo spin, a mio avviso, è quello che ho definito precedentemente: il Postman on Principle. Comunico per Principio.
La cosa buffa è che, in questa fase di mezzo, il dinosauro chiaramente diffida dell’uccellino, ma gli lancia di continuo assist maradoneschi. E l’uccellino farà di nuovo goal, con un solo, soave, leggiadro tweet. Ed ecco la mia banale profezia: vuoi vedere che #vieniviaconme di Saviano e Fazio (se verrà lasciata partire) sarà il prossimo clamoroso boom di interazione tra il dinosauro e l’uccellino?
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