Dead Drops, quando il file sharing finisce “al muro”

Dead Drops, quando il file sharing finisce “al muro”

Il ciclone WikiLeaks ha portato alla ribalta dei riflettori lo spinoso tema della libertà di informazione e della sicurezza delle comunicazioni private. Che si tratti di cablogrammi diplomatici o di pettegolezzi piccanti sulla barista del vostro locale preferito, l’affidabilità delle infrastrutture di relazione è fondamentale.  Soprattutto se la barista è fidanzata.

Se avete quindi paura che i vostri dati finiscano nella mani sbagliate esiste una soluzione tanto semplice quanto efficace: condividere i dati con il maggior numero possibile di persone. Non è una contraddizione: la crittografia, ad esempio, si basa su meccanismi simili. Per sperimentare l’efficacia di un codice, infatti, è importante rendere pubblica la chiave di decifratura, per fare in modo che tutti siano in grado di violarla (come nel film Codice Mercury).

In questa direzione si muove Dead Drops, un progetto sviluppato dal media artist tedesco Aram Bartholl all’Eyebeam Art & Technology Centre di New York nell’ottobre 2010.

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Dead Drops è un originale sistema di file sharing peer-to-peer offline, basato su memorie USB fissate all’interno di muri, marciapiedi e palazzi accessibili al pubblico, che permette di condividere file di qualsiasi tipo in maniera assolutamente anonima.

Tutti possono avere accesso ai punti di scambio e utilizzare le memorie: all’interno di ogni scheda, un file Readme illustra le caratteristiche del progetto.

Dead Drops è incentrato sulla critica al cloud computing, una tecnologia basata sull’utilizzo di risorse hardware e software distribuite in remoto che presenta forti incognite relative alla privacy dei dati e alla loro sicurezza. Tutti i lavori di Bartholl approfondiscono l’interazione delle persone all’interno di spazi pubblici e le relazioni sociali derivanti dalla condivisione dei dati.

Un aspetto decisamente interessante di Dead Drops è la sua replicabilità; chiunque può fissare una scheda su un muro della propria città e segnalarlo sulla mappa presente sul sito.

Partendo dalle prime cinque memorie installate dall’artista a New York, oggi sono disponibili in tutto il mondo 104 dead drops per una potenza complessiva di 256 Gb. In Italia è possibile trovare qualche scheda  a Napoli, Roma e una a Verbania.

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Dead Drops è un progetto ironico e fortemente evocativo, che utilizza l’arte per indagare il rapporto tra uomo e tecnologia. O almeno, questo è quello che ho detto agli altri Dunter quando ho provato a convincerli a installare una memoria sul muro esterno dell’ufficio.

Ha funzionato. E Dead Drops ora è anche a Torino.

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Gianmaria Vernetti

Giornalista pubblicista, è curatore della rubrica TECHcode di Blink, corporate blog di BTicino sul mondo del progetto contemporaneo.

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