Un team di lavoro formato da 16 giovani (pronti a diventare 24 entro l’estate), un recente aumento di capitale da 5,1 milioni di euro e un obiettivo: 50 mila utenti a fine 2015 e 10-15 milioni entro i prossimi cinque anni. Questi sono i numeri di Satispay, la risposta Made in Italy all’Apple Pay di Tim Cook. Si tratta di un’applicazione completamente gratuita in grado di gestire ed effettuare pagamenti tramite smartphone che ha da poco debuttato nel nostro paese e entro la metà del 2015 si estenderà al resto d’Europa. Ma chi c’è dietro a questa startup 100% italiana? Dario Brignone, esperto informatico, Alberto Dalmasso, attivo nel campo finanziario, e Samuele Pinta, anche lui informatico, tre giovani hungry e foolish alla Steve Jobs, tutti cuneesi e appena trentenni. Noi di Dunter abbiamo incontrato Samuele per scambiare quattro chiacchiere con lui. Ecco com’è andata.
Ciao Samuele! Iniziamo a parlare della vostra startup. Com’è nata l’idea?
E’ iniziato tutto 3 anni fa quando Dario ed Alberto hanno cominciato a cercare una soluzione che coniugasse praticità ed economicità nello scambio di denaro tra privati. Dopo 8 mesi di studio, da gennaio 2013 hanno iniziato a dedicarsi esclusivamente a Satispay. Ed è in quel momento che sono arrivato anch’io a dare una mano. Insieme siamo riusciti a creare il team, sviluppare la piattaforma e raccogliere i capitali necessari. Adesso siamo pronti a spingere sul nostro marchio che deve vivere in modo autonomo pur essendo la soluzione stessa collegata al sistema bancario.
Come funziona Satispay?
Satispay permette agli utenti di creare un wallet collegato direttamente al proprio conto corrente bancario, qualunque esso sia. Ed è proprio in questo che consiste l’innovazione. Esistono molte altre soluzioni sviluppate da ogni singola azienda bancaria, ma sono limitate al solo istituto di credito. Satispay, invece, è una piattaforma di pagamento “universale”, funziona con qualsiasi banca e operatore telefonico: è sufficiente possedere un codice IBAN.
Una volta che gli utenti hanno scaricato l’app, dovranno creare un account specificando quanti soldi si vuole disporre ogni settimana per le spese. Satispay, ogni settimana, va infatti ad effettuare una sorta di ricarica prelevando dal conto corrente la somma necessaria per ripristinare il budget specificato. Con Satispay si può quindi scambiare denaro con altri utenti privati e pagare per i propri acquisti nei punti vendita convenzionati in pochi semplici mosse: gli utenti dovranno solamente inserire l’importo, selezionare il contatto o il negozio e attendere la conferma del pagamento. L’applicazione funziona dunque in modo semplice, immediato e intuitivo come WhatsApp o qualsiasi altro comune sistema di messaggistica istantanea.
Parliamo dei competitors. Facebook sta lavorando per integrare i pagamenti sulla sua applicazione Messenger, come da mesi fa Snapchat. Tim Cook ha dichiarato proprio in questi giorni che 2 transazioni su 3 dei mobile payments negli USA viene effettuata tramite smartphone Apple e la relativa applicazione Apple Pay. Cosa vi distingue dalle altre app del settore e come vivete la competizione con due grandi colossi come Facebook e Apple?
Satispay non è solo una semplice app, ma un vero e proprio circuito di pagamento. Il nostro obiettivo è quello di innovare il mondo dei pagamenti: ci siamo sganciati da quelli che sono i sistemi nati 50/60 anni fa e che si sono protratti sino ad oggi; stiamo parlando delle carte di credito, ovviamente. Sistemi che si stanno portando dietro problemi non di poco conto, dai costi di gestione dovuti agli innumerevoli attori, alla scarsa sicurezza. Satispay fonda le proprie basi su nuove regole ed elementi di sicurezza: ricordiamo che l’IBAN non è un dato sensibile, a differenza del numero di carta di credito per il quale è sufficiente la presa di possesso per commettere delle frodi. Tutte le iniziative nate recentemente, Apple Pay in primis, si basano sulle carte di credito semplicemente digitalizzandone l’utilizzo; il pagamento avverà tramite smartphone, ma il circuito sottostante rimarrà quello degli anni ‘50. Su Facebook per ora ci sono solo dei rumors e immagino che la loro intenzione sia quella di rimanere collegati ai circuiti tradizionali già esistenti. Facebook inoltre è una piattaforma che nasce con altri target; avvicinare un processo delicato come quello dei pagamenti ad una piattaforma social potrebbe semplicemente rivelarsi un ostacolo a Facebook stesso. C’è comunque da dire che sia Apple che Facebook sono due grandi nomi e se la loro intenzione è quella di far conoscere metodi di pagamento 2.0 al grande pubblico, tutto questo non potrà che esserci d’aiuto nell’educare la popolazione a questo nuovo approccio al denaro.
Cosa ci dici del futuro di Satispay?
Stanno ora partendo i primi pilot che ci permetteranno di misurare Satispay in mercati a noi vicini e conosciuti. Nelle prossime settimane attiveremo le prime iniziative di marketing, inizialmente focalizzate sulla città di Milano e i suoi atenei universitari e presto ci estenderemo ad altre città italiane.Stiamo già lavorando per ottenere l’autorizzazione come Istituto di Moneta Elettronica in UK per diventare totalmente indipendenti e aprire, entro la fine dell’anno, le porte all’Europa. L’avvento della SEPA (Single euro payments area) nel 2014, ha fatto si che gli standardi di pagamento in 34 paesi del continente venissero armonizzati: siamo di fatto già pronti per ciascuno di questi paesi. Questo ovviamente non limita la volontà di espanderci in futuro anche oltre le frontiere europee.
Dall’idea alla startup: qualche consiglio per i giovani come voi che sognano di trasformare le loro idee in un lavoro?
Non smettere mai di guardare oltre, cercare al di là di quello che può sembrare una barriera o un confine già delineato e trovare le persone giuste, che abbiano la tua stessa visione e lo stesso modo di approcciare l’impresa. Sembrano frasi fatte, ma è esattamente così. Ah e poi, ovviamente… lavorare durissimo!
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