Primarie USA 2016: chi vince e chi perde sui social media

Primarie USA 2016: chi vince e chi perde sui social media

I social media in Usa vengono utilizzati nelle campagne elettorali fin dal 2008 ma oggi sono diventati qualcosa di più di una strategia collaterale ai vecchi mezzi offline: la loro importanza è ormai centrale, un elemento chiave per la comunicazione politica e per la propaganda elettorale. Dopo le votazioni per le Primarie USA 2016 in New Hampshire, il portale tecnologico CNet ha pubblicato un report con tutti i numeri sui social network dei candidati in corsa alla casa bianca. Quello che ne emerge è un quadro interessante, e non privo di sorprese.

Twitter e Facebook
Donald Trump, magnate immobiliare e candidato repubblicano, è il primo in assoluto su Facebook e su Twitter per numero di likers/followers (ben oltre i 5 milioni).

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L’ex Segretario di Stato Hillary Clinton lo segue a ruota (più di 5 milioni di followers), e dietro a lei si posizionano i senatori Bernie Sanders (Democratico) e Ted Cruz (Repubblicano), l’ex senatore della Florida Marco Rubio e il neurochirurgo repubblicano Bern Carson (tutti sopra il milione). A completare la classifica dei candidati su Twitter sono quattro repubblicani (in ordine): il governatore del New Jersey Chris Christie, l’imprenditrice Carly Fiorina, l’ex governatore della Florida Jeb Bush e l’attuale governatore dell’Ohio John Kasich. Su Facebook le cose cambiano un po’: dietro Trump c’è Carson, mentre terzo e quarta i due candidati democratici Sanders e Clinton, ciascuno con circa 2,5 milioni di likers.

YouTube e Instagram
YouTube, canale molto utilizzato dai giovanissimi, vede invece in prima posizione Bernie Sanders, che ha più iscritti di chiunque altro: 92.420. Il numero è destinato ad aumentare se a questo si aggiungono gli 80.019 iscritti del canale dedicato alla sua campagna elettorale (che comunque è stato verificato).

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Poi c’è Trump, che arriva secondo con meno della metà degli iscritti di Sanders. Seguono Clinton, Cruz, Carson e Rubio (anche se vale la pena notare che il canale di Cruz non è stato verificato). Jeb Bush, Fiorina, Christie e Kasich occupano invece le ultime posizioni, nessuno di loro supera i 5.000 seguaci. Per quanto riguarda Instagram, fra i candidati che hanno verificato il loro account (l’ex CEO di Hewlett-Packard Fiorina non lo ha fatto), Trump è di nuovo al primo posto, con poco meno di 1 milione di seguaci. La Clinton e Sanders sono rispettivamente seconda e terzo, e poi tutti gli atri.

Snapchat
Snapchat è stata una delle novità di questa campagna elettorale: la maggior parte dei candidati l’hanno utilizzata per le sue capacità di geotagging e per cercare di connettersi con potenziali elettori giovani e giovanissimi. Per il suo particolare funzionamento (i contenuti spariscono dopo 24 ore dalla loro pubblicazione) non è ovviamente possibile stilare dei numeri per Snapchat. Ma è interessante notare come solo due candidati – Bush e Fiorina – non sono stati attivi sulla piattaforma. Tutti gli altri hanno costruito delle campagne (in particolare Bernie Sanders ha attivato una campagna advertising a pagamento, la prima in assoluto su Snapchat per un politico).

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Reddit
I candidati non possono ospitare directory ufficiali su Reddit, ma nessuno impedisce ai loro sostenitori di farlo. La conseguenza è che tutti i principali candidati hanno almeno un subreddit dedicato agli aggiornamenti delle loro compagne elettorali, con varie discussioni a seguito.

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Alcuni come Sanders, Trump, Clinton, Cruz e Rubio, hanno vere e proprie directory pensate per radunare i simpatizzanti e raccogliere fondi attraverso donazioni. Impossibile non notare che qui Bernie Sanders è primo assoluto con la spaventosa cifra di 176.815 iscritti alla directory: quasi venti volte quelli di Donald Trump, che arriva secondo. Gli altri candidati hanno invece subreddits decisamente meno partecipati, alcuni a malapena attivi (quello di Jeb Bush conta solo 5 post negli ultimi due mesi).

#MuseumInstaSwap: 18 Musei di New York si sono raccontati a vicenda su Instagram

#MuseumInstaSwap: 18 Musei di New York si sono raccontati a vicenda su Instagram

Ieri, martedì 2 febbraio, è stata una giornata singolare per gli utenti di Instagram che seguono gli account di alcuni musei di New York. Chi sfogliava le foto postate del Jewish Museum all’improvviso si è trovato davanti le opere d’arte dello Studio Museum di Harlem. Chi ha navigato nell’account dell’American Museum of Natural History ha visto i dipinti e le sculture del MoMa (e viceversa).

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#MuseumInstaSwap
Lungi dall’essere stato un bug generalizzato su Instagram, gli utenti hanno vissuto in prima persona l’iniziativa #MuseumInstaSwap, con la quale ben 18 musei della grande mela hanno deciso per 24 ore di postare sul proprio account Instagram le opere storiche, artistiche o naturali di un altro museo (che ha ricambiato facendo lo stesso). A tutti gli effetti dei veri e propri gemellaggi su Instagram, in cui un museo ha fatto eco ad un altro e a cui hanno partecipato alcuni fra i più importanti spazi culturali di New York, molto diversi fra loro: dall’Intrepid al Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum, dal Queens Museum fino al Metropolitan Museum of Art.

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Da Londra a New York: come funziona
Una sorta di “partnership social”, che prende ispirazione da un progetto simile a cui hanno preso parte dieci musei di Londra nel 2015, fra cui il British Museum e il Victoria and Albert Museum. Ma come funziona esattamente? A New York il referente digital di un museo è stato invitato a visitare il museo da raccontare in diretta su Instagram, e viceversa, per poi procedere ad uno storytelling “incrociato”. Ma l’accoppiamento fra musei non è stato casuale: è stato invece il risultato di un processo di selezione in cui ogni museo ha compilato una lista preferenziale di altre realtà con cui avrebbe voluto essere “swappato”. E’ stato poi un algoritmo che, considerando tutte le preferenze, ha accoppiato i musei partecipanti.

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Non solo una condivisione di pubblici
Ma con #MuseumInstaSwap non solo si sono condivisi i rispettivi pubblici su Instagram. In modo sorprendente sono anche nate collaborazioni diverse su terreni inaspettatamente vicini. Ad esempio il Museo di Arte e Design ha scoperto di avere un sacco di cose in comune con il Whitney Museum of American Art. E chi avrebbe detto che il Museum of Contemporary African Diasporan Art avrebbe trovato di avere la stessa mission culturale con la Neue Galerie di New York (un museo di arte tedesca e austriaca)? Perfino Gretchen Scott, il direttore del marketing digitale del MoMA, si è detto entuasiasta di esplorare il Museo di Storia Naturale scoprendo che molti degli artisti che hanno dipinto gli sfondi dei diorami del Museo di Storia Naturale hanno lavorato proprio al MoMa. In questo senso il #MuseumInstaSwap, è diventato anche un modo per conoscere meglio se stessi raccontando gli altri. Dopotutto, come scrisse Paul Aster, “basta guardare qualcuno in faccia un po’ di più, per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio”.

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