La mia collaborazione, tramite Dunter, con i torinesi Motel Connection ha inizio con la creazione di un side-project musicale che unisce Discoforgia con Dj Pisti sotto il nome, dal sapore molto 80s, di UltraKorps.
Il progetto “UltraKorps” vuol essere, oltre ad un’occasione di incontro artistico per sperimentare ed affinare nuove sonorità, una sorta di “cavallo di troia” all’interno della blogosfera musicale per preparare il terreno a ciò che succederà con i Motel Connection nel prossimo futuro.
Il tutto traendo isipirazione (e campionamenti) dalla New Wave e dal Synth Pop a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 con l’intento di fonderli con le più recenti influenze ed attitudini della musica elettronica.
La prima traccia, rilasciata rigorosamente in free download, s’intitola “Mass Disorder” e, dopo essere stata concessa e pubblicata in anteprima esclusiva all’importante music blog americano Digi10ve la settimana scorsa, è stata ripostata e recensita da svariati altri blogs in giro per il mondo. La potete ora ascoltare e scaricare anche da Soundcloud:
UltraKorps – Mass Disorder by DISCOFORGIA
Enjoy It!
Si chiama “The Perfect House” ( ‘La casa perfetta’) ed è a tutti gli effetti il primo film distribuito esclusivamente su Facebook. A partire dallo scorso week-end infatti gli utenti del Social Network di Palo Alto hanno la possibilità di “affittare” il film dei registi indipendenti Kris Hulbert e Randy Kent, un’ora e ventidue minuti di puro horror alla vecchia maniera.
Da parte dell’industria cinematografica non è il primo tentativo di sfruttare la potenza degli 800 milioni di utenti di Facebook. Ma mentre Facebook nei mesi scorsi aveva acquisito i diritti di distribuzioni di film come “The Big Lebowski” e “The Dark Knight” (ormai veri e propri Cult), il caso di “The Perfect House” segna una novità assoluta. L’indie horror in questione è forse il primo film “made-for-Facebook”, che non arriverà nei cinema ma soltanto sulle pagine del Social Network.
E di fatto segna anche un nuova frontiera per i registi indipendenti. Già attraverso piattaforme come Netflix (film mainstream) o Fandor (film indie) l’industria del Cinema ha cambiato il modo di concepire la distribuzione di film. Semmai ci fossero dei dubbi sulla potenzialità di tale scelta, basta ascoltare le parole di Hulbert, fondatore del North Hollywood Gratwick Film, la casa di produzione di “The Perfect House”: “In futuro vogliamo continuare a distribuire film esclusivamente per la rete”. Se fate due conti, se ne intuisce anche la convenienza:iIl film è costato circa 150mila dollari, un’inezia per un budget cinematografico e per distribuirlo ovviamente non si può spendere di più. Ecco quindi la scelta di “affittarlo” on demand sulla rete. Costi bassi e una platea, teoricamente, molto più vasta di ogni altra distribuzione nelle sale.
Nel frattempo c’è già chi pensa al prequel di “The Perfect House”, anche quello, ovviamente, distribuito solo su Facebook. Ma per adesso godiamoci il trailer di questo film.
Fabrizio Vespa ci iniziò a parlare di Torino TRue nel cuore dell’estate. Da allora, passo dopo passo, quello che era riposto nella memoria del suo iPhone è stato riordinato, ripreso, selezionato e stampato. Oggi incontriamo l’ideatore del progetto.
D: Gli americani, quelli come te, li chiamano Iphonographer: 3 megapixel con cui fai un reportage direttamente dalla pancia della Torino che hai incontrato.Quando sei partito e quando hai iniziato a capire che, scatto dopo scatto, le foto potessero far parte di un progetto?
«E’ stata una folgorazione al rallentatore. Il primo scatto in assoluto è stato il cartello che indica il senso unico su cui Opiemme, uno street artist cittadino aveva appiccicato la scritta “cocaina”. Questa è stata la scintilla. L’innesco è arrivato molto tempo dopo. Quando dopo una notte trascorsa nella suite dell’NH Hotel in via della Basilica sono uscito in strada: era mezzogiorno di sabato e in pochi passi mi sono ritrovato tra i banchi di Porta Palazzo. Tappa da Bertino e Bertone, il negozio di nastri e pacchi. A suggellare questo splendido contrasto tra alto e basso che ho respirato in pochi metri quadri, con una intensità assoluta, è intervenuto il commento della ragazza che era con me che ha detto: “tutto questo è molto true!” E da lì è nato Torino TRue.
D: Oggi Torino True è (come l’hai definita tu) una “non mostra”. Tra l’altro, non hai volutamente usato nessun effetto.
«E’ una non mostra perché io non sono un fotografo e credo che il telefonino sia appunto uno strumento non assimilabile fino in fondo ad un classico apparecchio fotografico. Per me il telefonino rimane uno strumento di comunicazione anche quando fa delle foto o dei video tant’è vero che quelle foto e quei video vengono quasi immediatamente dati in pasto al web. In senso più esteso l’uso del telefonino in Torino TRue è molto più simile a quello di una penna con cui, attraversando la città e i suoi spazi, annoto ciò che vedo e che mi colpisce sotto l’ottica particolare del mio personale Torinodrome. L’artista torinese Paolo Leonardo ha definito questo atteggiamento come quello di un moderno flaneur digitale. In più per aderire in pieno alla filosofia dello Stay TRue gli scatti non devono ricorrere a nessun tipo di ritocco o elaborazione da parte di qualche app.»
D: Sono tre i luoghi in cui sono esposti i 150 scatti: sabato 22 c’è il Finissage.
«Il finissage si terrà al TAC in piazza Emanuele Filiberto angolo via Sant’Agostino: per la festa di chiusura verrà presentato il libro di Torino TRue Vol. 1 edito da Espress Edizioni. Gli scatti sono stati esposti oltre che al TAC anche allo Spazio Ferramenta di via Bellezia 8 e al Blah Blah in via Po 26. Lo scopo della mostra è soprattutto quello di promuovere la pagina Facebook di Torino TRue in cui tutti sono invitati a postare e condividere gli scatti della propria Torino TRue. Così facendo la prossima non mostra sarà un’opera collettiva che potrà coinvolgere molti più locali cittadini. Alla fine l’idea di fondo è di arrivare a “truizzare” altre città italiane fino al progetto Italia TRue e di sfruttare in generale Torino TRue come uno strumento di comunicazione virale grazie naturalmente al supporto di Dunter che si è fatto carico di tutta la promozione web nonché della rielaborazione grafica delle immagini.»
D: Torino True finirà, oltre che appeso ai muri, anche su carta. Offri qualche anteprima ai lettori del blog di Dunter.? Personalmente trovo molto bella anche la scelta della copertina.
«Il libro è un ulteriore strumento di promozione del progetto su web e in chiave viral. Dal punto di vista grafico mi sono affidato al lavoro di Skesis, un giovane street artist torinese di cui apprezzo molto l’opera e che ho già coinvolto in alcuni miei lavori precedenti: lui si è occupato della copertina e di tutta l’impaginazione. Mentre il logo è merito di Nico di Dunter.»
Quindi scopri tutti gli scatti realizzati dagli altri sulla pagina ufficiale di Facebook e condividi i tuoi!
Naturalmente, stay TRue!
Youtube è uno dei Social dove l’ascolto della musica monetizza di più. Migliaia di band internazionali, famose e meno famose, si mantengono con le visualizzazioni e i relativi ADV dei loro video. Il salto di qualità è arrivato in queste ore, con l’annuncio di Youtube (leggi Google) di lanciare lo Store Merch, uno strumento che permetterà ai musicisti di passare direttamente dalla monetizzazione pubblicitaria a quella delle vendite. Fra un po’ su Youtube si potrà insomma scaricare musica digitale dietro il pagamento di qualche dollaro, ma non solo: anche biglietti per concerti, magliette, gadgets della band e molto altro.
Youtube ha collaborato con diverse società per implementare la propria piattaforma video con l’e-commerce, incluso Topspin (per i gadgets), Songkick (per concerti), Amazon e iTunes (per i download di musica). Il “negozio” Merch, lanciato in queste ore in USA, sarà esteso a livello globale “nelle prossime settimane.” Parola di Weitenberner, account tecnico di YouTube, che ha anticipato la novità sul suo blog.
Facebook Music, dunque, è servito: mentre Zuckerberg sembra puntare sul buzz social come veicolo per vendere musica, Youtube punta dritto al cuore dell’industria discografica mettendo in mano agli artisti un nuovo e potenziale strumento di marketing professionale.